spacer spacer
Home page        Il progetto        Parma Online        Come contribuire        Come contattarci
ARCHIVIO MOSTRE
Biblioteche del Comune di Parma uno sguardo oltre le mura
CERCA
 
Solo immagini
Solo testi
Foto e testi
 
LA BIBLIOTECA POPOLARE
LA CHIESA DI SAN ROCCO

Presentazione
Le botteghe storiche
I palazzi di Parma
Le imprese storiche
Edicole votive
Credits
Edicole votive: premessa [ versione stampabile ]

IMMAGINI DEVOZIONALI NEL CENTRO STORICO DI PARMA

dal volume di Cristina Lucchini, Immagini devozionali nel centro storico di Parma, Parma, Donati, 2006
Cercalo nel catalogo del Sistema Bibliotecario Parmense

Premessa generale e metodologica

Elementi di arredo urbano carichi di valenze architettoniche, artistiche, culturali sono da considerarsi i tabernacoli, le edicole votive e le immagini sacre disseminate lungo le vie cittadine questo ricco patrimonio costituisce un' importante testimonianza della devozione popolare e soprattutto del culto della Vergine che, venerata sotto vari titoli, è senza dubbio l'immagine più ricorrente. Raffigurazioni di Maria si trovano non solo a protezione di vie e di incroci, ma talvolta anche della casa, collocate sui portelli d'ingresso, negli androni, negli atri e nei cortili o al primo pianerottolo della scala (1) . Esiste, del resto, fin dall'antichità un legame molto forte tra la città di Parma e la Vergine. La Cattedrale è infatti dedicata all'Assunta. Dell'immagine della Madonna in trono incoronata dal figlio si fregiava un antico sigillo del Comune (2). Una Vergine incoronata fu più volte dipinta in Piazza Grande (3) : da Bartolino Grossi ed Egidiolo Grandi nel '400 (1478), dal Bertoja nel '500 (1566) e da Giovanni Battista Merano sul finire del '600 (1688).Pare che inoltre un'analoga immagine mariana fosse anche alla base della Torre Comunale crollata nel 1606 (4) . Infine una statua settecentesca della Madonna con Bambino, opera di Jean Baptiste Boudard, domina ancora oggi Piazza Garibaldi dalla torre del Palazzo del Governatore (5)

Alcune immagini della Vergine dipinta all'esterno in vari punti della città, sono divenute col tempo oggetto di un culto particolarmente sentito tanto poi da essere trasferito all'interno di chiese, in qualche caso costruita appositamente. Esempio più significativo in tal senso è rappresentato dalla Madonna dell Steccata(6) , ma una storia analoga coinvolge la Madonna della Scala di Correggio (7) , Santa Maria degli Angeli(8) ,Santa Maria Bianca(9) e la MAdonna dell'Abbondanza della chiesa del Quartiere (10) . Generalmente si preferiva porre le Madonnette in corrispondenza degli incroci, sui ponti, oppure al termine di un percorso, o sul lato di una piazza, per estenderne il più possibile l'influenza e favorirne la visibilità. Tali manufatti sono stati realizzati dal Medioevo a tutto l'Ottocento, e alcuni anche in tempi ancor più recenti.

Il maggiore impulso tuttavia si è avuto dopo la Controriforma, a partire dalla fine del '500 e poi per tutto il XVII° secolo. Questo periodo segnato da gravi epidemie e pestilenze ha visto diffondersi numerevoli immagini sacre dipinte o scolpite da artisti perlopiù sconosciuti, non solo in città, ma in tutto il territorio circostante.

La sosta dinnanzi a una Maestà suggeriva pochi attimi di raccoglimento, con la recita di qualche preghiera, del rosario nel mese di Maggio e nelle feste dedicate alla Madonna.In segno di devozione c'era sempre chi provvedeva a rinnovare fiori e lumi davanti all'edicola.

Oggi molte immagini devozionali sono scomparse dai muri della città (11) . Tuttavia, a testimonianza di una consuetudine religiosa quasi del tutto perduta, restano a Parma una cinquantina di opere tra edicole, cappeline, formelle e lastre scolpite. Esse risalgono a differenti epoche (anche se prevalenti sono gli esemplari ottocenteschi), rispecchiano varie tipologie, sono realizzate in materiali diversi, alcune appena restaurate, altre in degrado. L'andare alla scopoerta di quelle che sono state poeticamente definite "brevi preghiere" recitate sui muri, può anche servire per conoscere meglio gli angoli suggestivi del centro storico di Parma, di certo permette di compiere un'affascinante percorso tra fede, storia e arte popolare, entrando così in contatto con l'altra faccia dell'arte sacra. Da sempre esiste infatti un'arte sacra che orna chiese importanti, realizzata da artisti famosi. Accanto a questa, un'arte sacra minore come quella dei santini degli ex voto o delle Maestà, nata dalla devozione popolare, realizzata da artisti rimasti sconosciuti, che per l'uomo di oggi assume soprattutto un significato di importante testimonianza storica.

Questa pubblicazione nasce dalla schedatura delle edicole votive di città (12) secondo un sistema che mira sopratutto a favorirne l'immediatezza della consultazione. Ogni immagine sacra è dunque analizzata attraverso una scheda che ne riferisce sempre l'ubicazione, fornendo una descrizione dell'iconografia, dei materiali e delle tecniche esecutive, e riportando, se esiste, l'iscrizione.  Quando è possibile, si indica l'epoca di realizzazione, l'autore o, quanto meno, l'ambito culturale cui l'opera appartiene, nonchè i restauri eventualmente avvenuti. Sono inoltre sempre citate tutte le fonti documentarie e bibliografiche emerse dalla ricerca. Il censimento h a riguardato tutte le immagini sacre poste su strada nell'area del centro storico. Per soddisfare un principio di completezza, vengono inserite in catalogo anche opere non particolarmente antiche o di pregio. Esistono alcune maestà, seppure di esecuzione più recente, anche in periferia, ma non rientrano in questa pubblicazione e potrebbero diventare oggetto di uno studio futuro. Così come un approfondimento, e una catalogazione, meriterebbero le "Maestà delle case" poste all'interno di androni, cortili, giardini e vani scala, anch'esse escluse da questo primo repertorio (13) . L'unica eccezione in tal senso riguarda la Madonna dell'Umiltà, posta nel cortile di Palazzo Ghirardi, che è uno spazio privato ma in pratica sempre accessibile. La Madonna del Carmine di Borgo Sant'Ambrogio (all'interno di un negozio), La Madonna dell'Assistenza (in un cortile chiuso da una cancellata), la cappella della Beata Vergine dell'Orto (nell'area di pertinenza di un condominio), parrebbero contraddire gli indirizzi del presente lavoro. In realtà in origine queste opere erano collocate su piazze e percorsi pubblici che oggi non sono più tali a causa di avvenute trasformazioni edilizie ed urbanistiche. lo stesso discorso vale per la madonna di Borgo Carra che, demolito il Borgo nel 1931, è ora ospitata nella vicina chiesa di Ognissanti. Andare alla ricerca delle immagini sacre incastonate nelle facciate delle case significa dunque anche scoprire una città che non è più la stessa, che ha subito nei secoli profondi e inaspettati cambiamenti.

Un discorso a parte viene riservato alle edicole scomparse. Alcune risultano perdute del tutto. Di altre restano testimonianze nei documenti e nelle foto d'epoca, o addirittura tracce sul posto: la persistenza di una nicchia, di una cornice, di un vano chiuso da una grata. Soffermarsi su tali elementi significa comprendere che le opere giunte sino a noi rappresentano soltanto la piccola parte di un ben più cospicuo patrimonio di immagini sacre. Non tutte le opere rimaste, si diceva, sono in buono stato di conservazione. Questo studio si pone dunque l'obbiettivo di far conoscere un aspetto molto particolare della città, ma anche quello di sensibilizzare alla tutela e al restauro di opere che, lontano dall'attenzione degli uomini, tenderebbero ulteriormente a deteriorarsi per essere poi cancellate del tutto. 

Edicole votive scomparse, di cui restano tracce sul posto o nei documenti

Molto più numerose di quelle rimaste dovevano essere in passato le edicole sacre poste lungo le vie cittadine a testimonianza di una fervida devozione popolare principalmente rivolta al culto mariano. Un piccolo volume ottocentesco di Giuseppe Bertoluzzi (14) dedicava un intero capitolo alle pitture murali, comprese anche quelle di soggetto religioso, visibili sulle facciate di varie case della città. In quest'opera sono segnalate immagini sacre di vario tipo in borgo delle Asse, nel pazzaletto della spezieria di San Giovanni e nel piazzale San Bartolomeo, lungo la strada maestra che portava al ponte di Mezzo (l'attuale strada Mazzini), in piazza della Pescheria Vecchia (l'odierno piazzale Cesare Battisti), nella strada San Michele (strada della Repubblica), in borgo Regale e in borgo San Silvestro, nella strada che andava verso porta Santa Croce (strada D'Azeglio) e in strada dei Genovesi (strada Farini). Tutte queste pitture sono oggi scomparse. L'unica rimasta tra quelle citate da Bertoluzzi è la Pietà del convento di San Paolo (posizionata sul prospetto di borgo del Parmigianino). Una rara e preziosa pubblicazione di don Uldarico Ferrari sul tema delle edicole sacre (15) , enumerate anche in questo caso, in uno specifico capitolo.
Alcune edicole votive oggi perdute sono note dalle raffigurazioni di pittori ottocenteschi che ci hanno tramandato inediti scorci della città antica, come, ad esempio, si vede in un dipinto di Baldovino Bertè del 1851, conservato in Galleria Nazionale raffigurante borgo della Morte (attuale prosecuzione di borgo Garimberti)(16) . Sul muro del girdino del palazzo che fu proprietà dei conti Zileri, era ben visibile una cappella marmorea in cui si venerava l'immagine della Madonna della Salute (17) . L'edificio sorgeva sull'area dell'odierno piazzale Francesco Borri e fu demolita negli anni sessanta. Contrariamente a quel che si potrebbe supporre, l'immagine votiva non è scomparsa. Staccata con l'epigrafe latina dalla primitiva collocazione, risulta oggi inserita nel muro di cinta di una tenuta agricola a San Geminiano, nei pressi di Monticelli Terme, appartenente alla famiglia Candian che fu ultima proprietaria di quel palazzo in città (18) .
Un'altra fonte importante riguardo al tema dell maestà cittadine è certo costituita dalle foto d'epoca che documentano situazioni architettoniche ed urbanistiche oggi molto cambiate. Così, soltanto da una vecchia foto, si può ancora vedere il dipinto raffigurante Sant'Antonio abate, posto in borgo Bondiola (oggi Mazza), di fianco all'ingresso dell'albergo-ristorante Concordia (19) che peraltro non esiste più.
Moltissime cartoline e fotografie(20) testimoniano l'esistenza di una cappellina dedicata a San Giovanni Nepomuceno sul Ponte di Mezzo, visibile anche in alcuni documenti grafici (21) . La Cappella, contenente una scultura del santo, esisteva dal 1723 ed è stata demolita nel 1914, dopo che, durante una sommossa di popolo, la statua fu decapitata e scagliata nel torrente(22) . La raffigurazione di San Giovanni Nepomuceno, gettato nelle acque del Moldava dai sicari di re Venceslao la viglia dell'ascensione del 1383, si trova ancora frequentemente a protezione dei ponti dalle inondazioni (a Colorno, per esempio). Una cappellina dedicata alla Beata Vergine Assunta esisteva anche sul Ponte Caprazucca. Fu demolita nel 1876 per i lavori di costruzione del nuovo ponte decisi dopo la piena del 1868.
Dell'immagine dipinta su muro, raffigurante la Madonna, il Bambino, Santa Caterina, altri due santi e il curatore fu conservata solo la parte centrale trasportata nella Chiesa di San Marcellino (23) .
La sttecentesca raccolta Sanseverini spesso registra l'esistenza di alcune maestà ora perdute. Colpisce in particolare un disegno raffigurante la complessa immagine che si trovava in Strada dei Quattro Malcantoni, all'angolo delle attuali Vie Mazzini e Cavestro. Di quest'opera parlano anche i testi di Bertoluzzi e Ferrari. Si trattava di un affresco che rappresentava l'albero del peccato originale con la Vergine fra Adamo ed Eva e un serpente che si avvolgeva lungo il tronco. Nella parte alta del dipinto era raffigurata la Crocifissione (24) . La stessa raccolta segnala l'edicola un tempo visible sulla facciata del convento dei Teatini fiancheggiante la Chiesa di Santa Cristina (25) . Una grande mensola supportava agili candelabri che illuminavano un dipinto (forse di Santa Cristina o della Vergine), protetto nella parte superiore da una tettoia festonata a due falde (26) .
Solo attraverso un documento d'archivio si apprende che nel 1856 il conte Cosimo Liberati aveva fatto progettare da Luigi Bettoli (27) una cornice in pietra attorno ad un'immagine mariana allora situata sul prospetto verso borgo Guazzo di una sua casa con ingresso in strada San Barnaba (attuale Strada Garibaldi) (28) .Un altro documento contiene la richiesta di un cittadino che nel 1864 inoltra in Comune la domanda di apertura di una nicchia sopra la porta della propria abitazione in borgo Felino per collocarvi una statuetta devozionale (29) .
Talora sopravvivono soltanto labili tracce di quanto è andato irrimediabilmente distrutto o sottratto.E' il caso, ad esempio, della cornice lignea recante le iniziali di Maria, restaurata e ricollocata al suo posto, in fondo a Borgo Carissimi (quasi all'angolo con Via del Prato), ma ormai purtroppo priva dell'immagine originale(30) .
Situazione analoga in fondo a Via Sauro dove una cornice modanata in stucco lascia intuire la presenza di una raffigurazione sacra di cui ancora qualche anno fa si leggevano alcune parti, scomparse dopo gli interventi di restauro eseguiti sulla facciata della casa. In Strada Copelli ( quasi all'angolo con Via Carducci) esiste una piccola nicchia con cornice marmorea sagomata, nella quale era posta una scultura o un dipinto della Vergine ( è infatti leggibile l'invocazione "Ave Maria"). Situazioni simili a quelle descritte si rilevano in Borgo Felino(31) , in Piazzale Battistero(32) , in Borgo Cocconi (33) e in Strada Mazzini(34) .
L'ultima grave sparizione si è verificata in guasti di Santa Cecilia dove si erge una piccola cappella chiusa da cancellata. Conteneva un bassorilievo policromo raffigurante in primo piano la Madonna, il Bambino e Sant'Antonio da Padova. Su un piano più arretrato erano visibili due figure di santi  e cherubini (dei due santi appariva riconiscibile San Luigi Gonzaga per la cotte bianca indossata sull'abito talare e il giglio in mano). Il tutto era inserito in una cornice lignea distrutta, come l'immagine sacra, da un incendio provocato da un atto vandalico nel Maggio 2003 (35) .


(1) A seconda della collocazione è possibile distinguere tra "Maestà dell strade", disseminate lungo i punti nevralgici della viabilità cittadina, e "Maestà della abitazioni", poste sui portoni delle case o all'interno delle parti comuni, con l'intento di propiziarne l'incolumita e la prosperita.

(2) Il culto della Madonna Incoronata comiciò a diffondersi a Parma subito dopo la vittoria dei parmigiani su Federico II° avvenuta il 18 febbraio 1248. Un sigillo del Comune, che risale probabilmente a quel periodo, rappresenta la Vergine, incoronata e seduta in trono con a fianco i torelli, emblemi comunali. Nel 1471 il Comune di Parma deliberò un nuovo sigillo dandone l'incarico a Gianfrancesco Enzola. Questi eseguì il lavoro raffigurando la Vergine incoronata dal Figlio e ponendole da una parte Sant'Ilario vescovo con la bandiera del popolo ove sta scritto Aurea Parma, e dall'altra San Giovanni Battista con la crce e il torello entro due scudetti. Tutt'intorno si legge il verso Hostis turbetur, quia Parmam Virgo tuetur. Cfr. U. Ferrari, Parma "Città di Maria", Parma, La tipografica Parmense, 1932, pp. 24-25. Il sigillo di Enzola è riprodotto nel libro Parma e il suo Comune, a cura di R. Pedretti e M. Saccani, Parma, Grafiche Step, 1986, p. 36.

(3) Per le complesse vicende della Madonna di piazza Grande cfr. M. Pellegri, Frammenti fugaci di un passato in Parma e provincia, Parma, Tipolitografia Benedettina, 1999, pp. 135-143. Pare certo che il dipinto del Merano si trovasse sulla facciata verso la piazza dell'edificio oggi noto come palazzo Fainardi (in angolo tra via Cavour e strada della Repubblica). Per la Madonna del Bertoja le ipotesi sono diverse. Per alcuni storici (Bertoluzzi e Ferrari) si trovava sul palazzo del Governatore, per altri (Ghidiglia Quintavalle e Barocelli) sul palazzo comunale fino al momento del crollo della torre civica, per altri ancora (Pellegri) sull'attuale palazzo Fainardi fino al rifacimento del Merano.

(4) Cfr. A. Linati, Parma e la Vergine, Parma, Tipografia Ferrari e Pellegrini, 1889, pp. 91-93. Qui si parla di un dipinto raffigurante la Madonna e i Magi, eseguito alla base della torre comunale nel 1561 da D. Angelo de Mandris. Per quest'opera il pittore percepì nel 1564 un compenso di 17 scudi d'oro. Tracce dell'immagine erano ancora visibili al tempo della Linati. Di una raffigurazione della Madonna col Bambino sulla torre comunale parla anche una descrizione anonima, scritta intorno al 1550 in latino e tradotta in italiano da Amadio Ronchini. L'immagine faceva parte di un complesso meccanismo orario comprendente le statue di un angelo, che segnava le ore, e dei Magi che ad ogni ora, girando attorno ad un ambulacro, rendevano omaggio alla Vergine e al Bambino. Cfr. G. Drei, L'antica torre del Comune di Parma, " Aurea Parma", VII (1923), fasc. 4, pp. 203-208.

(5) L'opera che si trova nella nicchia della torre dell'orologio fu eseguita nel 1760 ed è in gesso. Doveva essere tradotta in marmo, ma ciò poi non avvenne. Cfr. A. Linati, Parma e la Vergine, cit., pp. 94-95, in cui sono riprodotte alcune lettere di Boudard relative a questo lavoro. Cfr. F. Barocelli, Jean-Baptiste Boudard 1710-1768, Milano, Electa, 1990, pp. 236-237 e pp. 251-252.

(6) La chiesa rinascimentale di strada Garibaldi è in realtà un santuario mariano sorto per custodire l'immagine di Maria lactans, ora incastonata nell'altare maggiore. L'affresco, il cui nucleo centrale risale alla metà del trecento, un tempo ornava la facciata di un edificio limitrofo. Considerata miracolosa, l'immagine fu oggetto di un grande culto e pertanto si decise di proteggerla mettendole intorno uno steccato. In seguito fu staccata dalla parete originaria e posta all'interno di un oratorio intitolato a San Giovanni Battista, poi demolito. Verso il 1510 si cominciò a pensare all'edificazione di una chiesa dedicata alla Vergine in cui porre l'icona e si acquistarono i terreni, allora occupati da abitazioni civili. Il progetto vero e proprio fu elaborato nel 1521 e l'affresco fu solennemente traslato nel nuovo tempio la notte del 24 febbraio 1539.

(7) Era stata dipinta, come ricorda anche Vasari, su porta San Michele. Nel 1545 Paolo III fece spostare per ragioni strategiche l'ingresso in città più a nord. Gli abitanti della zona, affezionati all'immagine dipinta dal Correggio, crearono una confraternita che con le elemosine dei fedeli fece costruire l'oratorio della Visitazione della Beata Maria Vergine, che poggiava contro il vecchio manufatto inglobando la Madonna correggesca. La facciata aveva tre porte d'ingresso cui si accedeva madiante una scalinata, dalla quale l'affresco prese il nome di Madonna della Scala. Nel 1812 la chiesetta fu abbattuta per costruire un nuovo ingresso alla città e l'immagine sacra fu trasportata in Pilotta. Cfr. P.P. Mendogni, Il Correggio a Parma, Parma, Ugo Guanda Editore, 1989, pp. 85-90.

(8) La Madonna degli Angeli era dipinta in origine sulle mura della città nei pressi di rta Porta Nuova. Molto venerata dal popolo, nel XVI secolo fu per lei costruita la chiesa omonima, in fondo all'attuale strada Farini. L'immagine, staccata dal muro su cui era affrecata, fu posta sull'altar maggiore dove rimase fino al 1686, quando venne trasportata in Duomo, nella quarta cappella a sinistra. Lì si trova ancora oggi. Cfr. B. Adorni - L. Fornari Schianchi, La chiesa delle Cappuccine a Parma, Parma, Grafiche Step, 1986, pp. 21-23.

(9) Nel 1355 la figura di Santa Maria Bianca era dipinta su un pilastro in Co' di Ponte (così era chiamato l'Oltretorrente), nei pressi della chiesa di Ognissanti. Dopo varie vicissitudini, si trova oggi nella chiesa delle Carmelitane Scalze in via Montebello. Per le complesse vicende di questa immagine cfr. P.P. Mendogni, Santa Maria Bianca, " Parma per l'arte", nuova serie, I (1995), fasc. 1, pp. 41-55.

(10) Dipinta nel 1574, pare da Mercurio Baiardi sul muro di una delle case del luogo, l'immagine della Madonna che allatta il Bambino con accanto San Francesco, attirò subito la devozione della gente e presto fu ritenuta miracolosa per alcuni prodigi ad essa attribuiti. La necessità di collocarla in un luogo più degno e sontuoso portò alla costruzione della chiesa del Quartiere (la cui prima pietra fu posta nel 1604), dove nel maggio 1628 fu trasferita con solenni cerimonie e grandi festeggiamenti. Cfr. Memorie intorno alla chiesa di S. Maria del Quartiere in Parma e alla Sacra Imagine che ivi si venera, Parma, Tipografia Vesc. Fiaccadori, 1886.

(11) Essendo realizzate all'esterno degli edifici, le immagini sacre, soprattutto quelle dipinte, si deterioravano rapidamente. In passato non sempre tli opere venivano restaurate, piuttosto erano ridipinte, talvolta mutando l'iconografia o il santo raffigurato. In altri casi si poneva una protezione, ad esempio uno sportello vetrato. In altri casi si poneva una protezione, ad esempio uno sportello vetrato. In altri casi ancora si sostituiva l'immagine dipinta con una lastra scolpita, più durevole. Pian piano, affievolendosi la devozione, alcune immagini sono scomparse del tutto.

(12) Sulle maestà del territorio della provincia di Parma esistono già alcune pubblicazioni. Cfr. L. Masoli, "Maesta" montanare nelle Valli dei Cavalieri e nelle Corti di Monchio, Parma, Palatina Editrice, 1981; M. C. Curti, Oratori maestà e fontane, Parma, Battei, 1989; S. Corradi - P. Sacchi, Fede e tradizione nelle maestà della Val Baganza, Parma, Tipolitografia Benedettina, 1992; A. Mavilla, Le maestà dell'alta Val Parma e Cedra, Ravenna, Longo Editore, 1996; M. Fallini - C. Rapetti, Per antiche strade. Immagini di devozione lungo la Val Parma, Parma, Silva Editore, 2002. Relativo alle maestà cittadine esiste un dépliant diffuso dall'ufficio turistico del Comune: C. Lucchini, Edicole votive a Parma. Un percorso nel centro antico della città, Parma 2004.

(13) Occorrerebbe poterle schedare, perché sono numerosissime, alcune anche piuttosto antiche e di buona qualità artistica. Il fatto di trovarsi all'interno di edifici ha garantito a queste opere una migliore conservazione rispetto a quelle eseguite all'esterno. Per catalogarle bisognerebbe entrare in quasi tutti gli edifici del centro storico o, meglio ancora, i proprietari potrebbero segnalarne la presenza facilitando in tal modo l'operazione.

(14) Cfr. G. Bertoluzzi, Nuovissima guida per osservare le pitture sì a olio che a fresco esistenti attualmente nelle chiese di Parma, Parma, Tipografia Ducale, 1830. Di particolare interesse è il capitolo Pitture che si vedono su varie case della città, pp. 193-199.

(15) Cfr. U. Ferrari, Parma "Città di Maria", cit. . In particolare si veda il capitolo Immagini dipinte sulle pareti delle case, pp. 267-275. Poco più di una decina sono le opere rimaste tra quelle citate da Don Uldarico Ferrari circa un secolo dopo Bertoluzzi.

(16) Cfr. Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere. L'Otto e il Novecento, a cura di  L. Fornari Schianchi, Milano, Franco Maria Ricci, 2001, p. 219 e p.221.

(17) In realtà da un punto di vista iconografico non è correto definirla Madonna della Salute. Si tratta piuttosto di una Madonna della Misericordia che apre il suo ampio mantello a proteggere due figure di devoti.

(18) Cfr. C.Lucchini, Le Piazze minori del centro storico di Parma : Piazzale Francesco Borri, "Aurea Parma" LXXXVII (2003), fasc. 3, p.372.

(19) Si dice che davanti a quell'immagine sacra, finchè non sparì, restasse costantemente acceso un lumino primadi cera, e poi ad olio, quindi elettrico. Cfr. T. Marcheselli, Parma di una volta, Parma, Gazzetta di Parma editore, 2006, Vol.2, p. 226. 

(20) A.S.C.Pr. , Parma nell'immagine attraverso i tempi. Raccolta fotografica di Alberto Zerbini, Vol. 1 , pp. 15-18.

(21) A.S Pr. , Raccolta Alessandro Sanseverini (XVIII/ XIX sec. ), Vol.1/ 18b, Ponte di mezzo.

(22) Cfr. M. Pellegri, Frammenti fugaci di un passato in Parma e provincia, Cit. , pp.122-127, ed anche G.Gonizzi, I luoghi della storia. Atlante topografico parmigiano, Parma, PPS editrice, 2000, pp. 64-65.

(23) A.S Pr. , Fondo del Comune, busta n. 2527, Cappellina sul Ponte Caprazucca. Secondo un documento la cappellina esisteva da tempo immemorabile  ed era proprietà del Comune di Parma. Ricostruita nel 1605, fu all'epoca fatta dipingerela Madonna. Una vistosa arma marmorea del Comune campeggiava sulla porta d'ingresso. Al momento della demolizione fu interpellato il Corpo Accademico, circa il valore del dipinto su muro. L'Accademia mostrò di apprezzare le teste della madonna e del Bambino che vennero attribuite a Giovanni Maria Conti della Camera (1614-1670). Per questo si optò di salvare solo una parte del dipinto, portandolo in San Marcellino. La Chiesa, soppressa nel 1928, giace ora in stato di abbandono e dell'immagine non si sa nulla. Dalla Raccolta Sanseverini si apprende di un'immagine (probabilmente un'altra di cui si è detto finora) che era nella Cappella sul Ponte Caprazucca e che, alla fine del XVIII secolo, fu portata nella Chiesa di Santa Caterina.Cfr. A.S. Pr , Raccolta Sanseverini (XVIII/XIX sec. ), Vol. 1/18d.

(24) A.S.Pr , Raccolta Alessandro Sanseverini (XVIII/ XIX sec.), Vol.III/3a, Fresco che si ritrova nella Bassa dè Magnani al luogo detto dè Quattro Mal Cantoni. Il Dipinto fu attribuito a Giovanni Maria Conti della Camera.

(25) A.S. Pr. , Raccolta Alessandro Sanseverini (XVIII/XIX sec.), Vol I/39c, Disegno di A.F. (Alfonso Franceschi detto Giovannelli) , Facciata della Chiesa di Santa Cristina con la facciata al lungo della Strada Maestra del Convento dei Padri Teatini.

(26) A ben guardare resta ancora una modesta traccia dell'alloggiamento dell'edicola nella muratura tra la settima e l'ottava apertura di negozio dell'edificio, oggi divenuto di civile abitazione. Cfr. G.Capelli, L'icona scomparsa dell'Ex Convento, "Gazzetta di Parma", 1 ottobre 2001.

(27) Luigi Bettoli (1820-1874) filglio di Nicola, fu architetto e accademico. Progettò varie opere e portò a termine il Palazzo del Tribunale iniziato dal padre.

(28) A.S.Pr. , Fondo del Comune, busta n.2478.

(29) A.S. Pr. , Serie: Carteggio dell'Archivio Storico Comunale post-unitario (1861-1891), anno 1864, busta n.79, FABBRICHE-ACQUE-STRADE 1, fasc.6 : Fabbriche-Richieste. Il documento contiene un disegno della nicchia che doveva essere circondata da una cornice in marmo bardiglio di Carrara e doveva essere eseguita sopra il portone d'ingresso del n. 37. La nicchia non esiste più e, essendo mutata la numerazione stradale non è stato possibile localizzarla.

(30) L'edicola situata su un prospetto secondario dell'articolato volume di Palazzo Smonetta, dotato di accesso princioale sul bordo delle colonne. Da una foto degli anni '70 si comprende che all'epoca era ancora presente, all'interno della cornice l'antica immagine. Cfr. Parma in miniatura, Parma, Edizioni P.E.I. , 1978 (in particolre si veda il capitolo Maestà).

(31) Sul fianco della chiesa di Sant'Uldarico spiccava una grande edicola lignea (inserita in una nicchia ancor oggi visibile), posta a protezione di un'immagine sacra dipinta che il tempo e l'incuria hanno cancellato dal muro. Cfr. G.Capelli, Alla ricerca di Parma perduta, ParmaPPS Editrice, 1997, p. 242.

(32) Sulla facciata della casa al numero 3 sussiste una cornice ovale in marmo rosa. All'interno è presente dell'intonaco molto annerito. Si intravedono due figure, probabilmente parte di una raffigurazione sacra.

(33) Al numero 47 esiste nicchia chiusa da una.Contiene un quadro raffigurante la Crocifissione che non è l'immagine originariamente predisposta per questo spazio.

(34) Al numero 33, in corrispondenza dell'ammezzato del negozio, esiste un vano ad absidiola chiuso da uno sportello vetrato. A lungo ha ospitato una statua in pietra policroma raffigurante la Madnna in trono col Bambino. L'opera è stata rimossa nel maggio 2006 quando la cartoleria Margini ha cessato l'attività a piano terra cedendo parte dell'immobile. La scultura è rimasta proprietà della famiglia Margini.

(35) Cfr. Bruciata un'immagine sacra, "Gazzetta di Parma", 26 maggio 2003. Le pareti della cappellina erano dipinte con un motivo a cielo stellato, al di sotto del quale oggi si intravedono tracce di una decorazione più antica.


 




  

 



 



 

 
 
   Portale dedicato alla Storia di Parma e a Parma nella Storia, a cura dell'Istituzione delle Biblioteche di Parma
Privacy
Site by e-Project srl